Federico Fellini e Fregene

ottobre 17, 2018 Casa Stabili 0 Comments

Diceva Fellini: ''Fregene è per me come la Genesi''.
"E' a Fregene che sono nato come regista, con "Lo sceicco bianco" e inseguito vi ho ambientato il finale di "La Dolce Vita", gran parte di "Giulietta degli Spiriti", alcune scene di "La città delle donne"."

"Ma anche altri miei film li ho concepiti e in parte scritti a Fregene, dove io e Giulietta abbiamo vissuto per molti anni, o hanno come sfondo il mare, che è il mare di Fregene, oltre e più che il mare di Rimini".
Il mare di Fregene, Fellini lo aveva visto per la prima volta sul finire degli anni Trenta, qualche tempo dopo che si era trasferito a Roma, e ne era rimasto incantato: "Restai a lungo - raccontava in seguito - col fiato sospeso.



Era d'un azzurro puro, che all'improvviso trascolorava diventando verde, blu notte, rosso fuoco o rosso vino, come il mare cantato da Omero o dipinto da Giorgio De Chirico. Una spiaggia lunghissima, deserta, polinesiana, lungo la quale si rincorrevano le dune, fra solitari capanni di paglia. Al di qua del mare, una pianura sterminata, a perdita d'occhio vibrante del frastuono delle cicale, che sembrava il fotogramma d'uno dei film di Kurosawa, una landa del suo “ Al di qua del mare"

 
Fu a Fregene, nell' estate del '58, che Fellini incontrò Marcello Mastroianni per proporgli il ruolo del reporter mondano in "La Dolce Vita", il film che avrebbe dato al regista, peraltro già vincitore di due Oscar, fama mondiale, e che avrebbe fatto dell'attore un divo di prima grandezza.


Raccontava Mastroianni: "L'incontro avvenne a Villa dei Pini. C'era anche Ennio Flaiano. Fellini mi parlò, in termini molto vaghi del film e del ruolo che intendeva affidarmi. Io gli chiesi: "Posso vedere il copione? -"Ennio fagli vedere il copione", disse a Flaiano. Flaiano mi porse una cartella: dentro c'era soltanto un disegno pornografico, che raffigurava un uomo dal sesso spropositato e creature marine che gli nuotavano intorno, come in un balletto stile Esther Williams".

Fu a Fregene, nella pineta monumentale, che Fellini girò una delle scene più sensazionali di "Lo sceicco bianco": la scena in cui Alberto Sordi, tutto ammantato di bianco, si dondolava vertiginosamente su un'altalena di oltre trenta metri, issata fra due di quei pini secolari. Quella scena sarebbe diventata una delle più celebri della storia del cinema.



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