Rome has Fregene

 «Each capital has its elegant beach, even those far from the sea. These seasides are a bit like ‘their mirror, Arcadia’s attempts enclosing a yearning for the ideal city, backyards that reveal what the facades hide. So, for example, while Paris has Le Touquet Paris-Plage, Rome has Fregene. »

Diego Marani






La grattachecca

Deriva il suo nome dal verbo grattare e da checca, termine con il quale un tempo si identificava il grosso blocco di ghiaccio utilizzato per refrigerare gli alimenti quando ancora non esistevano i frigoriferi.

Quest'alimento un tempo era molto diffuso in tutta la penisola, il nome corretto in italiano è "ghiacciata", a volte è chiamato impropriamente granatina, a Napoli è chiamato con il nome di "rattata", a Palermo come "grattatella" e a Bari come "grattamarianna", mentre in Calabria è presente la "scirubetta", molto simile, che però usa neve fresca e succo di fichi. 

È preparato con ghiaccio grattato a neve al quale vengono aggiunti uno o più sciroppi (amarena, tamarindo, menta, orzata, cocco, limone...) o succhi di frutta.

A differenza della granita che viene prodotta con acqua mescolata a sciroppi o succhi e messa a congelare, la grattachecca è composta da ghiaccio grattato da un singolo blocco di grandi dimensioni, anche fino a un metro di lunghezza, con un apposito raschietto provvisto di una camera vuota posteriore che consente di accumulare il ghiaccio grattato così ottenuto. Il contenuto della camera è generalmente sufficiente per riempire un bicchiere, a cui viene aggiunto poi il succo di frutta o lo sciroppo.

Un tempo molto comune nelle giornate estive in Roma, negli anni è stato sostituita da più semplici granite, realizzate con macchinari che prendono acqua mescolata a sciroppi e la congelano mescolando continuativamente e impedendo all'acqua di formare un blocco unico o da una versione moderna della grattachecca consistente in cubetti di ghiaccio tritati con un tritaghiaccio elettrico ai quali viene aggiunto poi succo di frutta o sciroppo. A Roma solo pochi chioschi oramai preparano la grattachecca con ghiaccio grattato da un singolo blocco e non con cubetti di ghiaccio tritati.

Fonte: Wikipedia

fonte: la cucina Italiana

Er Maritozzo

Il maritozzo, squisito dolce ipercalorico, deve il suo nome alla tradizione romana. Era infatti il dono che abitualmente il fidanzato faceva alla fidanzata nel primo venerdì di marzo, data corrispondente in passato al nostro San Valentino.  Questo dolce era molto più grande dell’attuale. Guarnito da tanto zucchero e con un disegno che riportava due cuori intrecciati, due mani che si stringevano o un cuore trafitto dalla freccia di Cupido.  Ma quello che interessava di più alla ragazza che lo riceveva era sicuramente il contenuto. Infatti il maritozzo poteva nascondere dentro di sé  un regalo costituito da un gioiello d’oro o, se proprio andava bene, il fatidico anello di fidanzamento! E allora si capisce bene da dove deriva il nome del dolce, dalla promessa che portava al suo interno: un marito!

Fonte: Passeggiate per Roma curiosa 

Prima gli Etruschi e poi i Romani

Cercavo di capire se gli etruschi avevano popolato anche questa area, con l'articolo di Alberto Branchini dal sito AFREGENE ora mi è molto più chiaro

Prima gli Etruschi, poi i Romani
Fregene prima etrusca e poi romana, scompare alla soglia del V sec. d. C. dietro l’incalzare della malaria, causa l’impaludamento del retroterra. Ma la decadenza già era iniziata con l’insabbiamento del porto che gli Etruschi avevano costruito sull’Arrone.  La località deriva il suo nome molto probabilmente da frango con allusione al pericolo di andare a cozzare, navigando, negli isolotti che erano sparsi in un’ampia laguna che raccoglieva le acque del Tevere e dell’Arrone. Altri, invece, tirano in ballo un insediamento di mercanti originari della Frigia, che con le loro navi facevano rotta verso la zona mineraria di fronte all’isola d’Elba. Procedendo sottocosta, essi avevano bisogno ogni tanto di un porto in cui rifugiarsi in caso di tempesta. Tra Fiumicino e Civitavecchia ce n’erano ben cinque di questi scali marittimi, compreso quello di Fregene.
Circa la localizzazione della Fregene etrusca, probabilmente bisogna risalire di qualche chilometro il corso dell’Arrone, tenuto conto che allora questo fiume era navigabile per un lungo tratto. Per quanto riguarda, invece, la Fregene romana, non c’è dubbio che si trovava nella zona di Maccarese oggi denominata Primavera, dove sono stati trovati numerosi reperti e perfino una necropoli risalente al primo sec. dell’era volgare.
Quand’è che i romani decidono di trasferire una colonia a Fregene?  Nel 245 a.C., vale a dire vent’anni dopo la prima guerra punica.
Sta di fatto che, mentre per l’etrusca Veio, che aveva la giurisdizione su Fregene, l’interesse era di natura commerciale (un porto per l’esportazione nelle colonie greche dell’Italia meridionale del sale prodotto a Camposalino), per i romani l’obiettivo era di costituire un avamposto militare a difesa della costa, per la rivalità che era nata con Cartagine.
Superfluo osservare che con la costruzione del grande scalo marittimo a Porto (Fiumicino), le cose cambiano per Fregene, ridotta ormai a poche ville patrizie. Residenze con il relativo orto che in seguito dovranno essere abbandonate, causa l’insalubrità della zona.