Villaggio dei Pescatori

luglio 17, 2018 Casa Stabili 0 Comments


TRA PASSATO E PRESENTE

Le origini
Fregene ha origini antiche. Nel periodo di massimo splendore dell’impero etrusco il suo nome figurerebbe nell’elenco delle trentanove principali città riunite nella confederazione dell’Etruria. Con ogni probabilità gli Etruschi avevano realizzato un porto lungo il fiume Arrone e questo assicurava floridi traffici con i vari insediamenti situati lungo la costa tirrenica. Ma la città pre-romana non doveva trovarsi in riva al mare, doveva essere più a monte, tra le colline della valle dell’Arrone. Dopo gli Etruschi nel 245 a.C. i Romani fondano a Fregene una colonia marina con l’obiettivo, strategico, di rafforzare la loro presenza sul litorale nord. L’avamposto si sposta, quindi, lungo la costa, verso la foce del fiume Arrone, come dimostrano recenti rinvenimenti archeologici. E’ in questo periodo che vengono realizzate le prime ville patrizie. Il declino dell’impero romano, il saccheggio dei Vandali, la palude circostante, decretarono il successivo abbandono del sito, ridotto nel V secolo ad un piccolo villaggio. Da questo momento in poi la storia di Fregene diventa quella del feudo di Maccarese che, dopo numerosi passaggi, nel XVII secolo arriva alla famiglia Rospigliosi. E si deve proprio a papa Clemente IX (Giulio Rospigliosi) la realizzazione nel 1666 della pineta di Fregene nel tentativo di prosciugare, almeno in parte, la palude e di proteggere le coltivazioni della campagna dai venti marini. Con il passare dei secoli la pineta diviene così imponente che il 20 agosto del 1920 il Governo Italiano la dichiara con Regio Decreto “Monumento Nazionale”.

Un ritorno da sogno
Nel 1925 inizia la bonifica del litorale e dei 4600 ettari della tenuta di Maccarese. Per strappare la terra agli acquitrini (solo il 6% dei terreni è coltivato), bisogna scavare una rete di canali, farli confluire in dei bacini e poi pompare le acque in mare con impianti di sollevamento. Un lavoro immenso eseguito da migliaia di operai arrivati da ogni regione d’Italia. Campagna a parte, quel tratto di costa improvvisamente restituito alla vita, attira l’attenzione di un gruppo di industriali del nord. Il capocordata si chiama Michele Cerato, viene da Breganze, un piccolo centro in provincia di Vicenza. E’ lui che lo rileva dai Principi Rospigliosi per conto della società anonima “Marina di Roma-Fregene” che poi diventerà “Marina e Pineta di Fregene”. Il programma del gruppo è geniale e ambizioso: realizzare alle porte di Roma una “stazione climatico-balneare di carattere internazionale”. Nel 1926 iniziano le operazioni. Si cominciano a tracciare le strade, a costruire le prime ville, “eleganti cottages” sotto la pineta, viene realizzato un ippodromo, sulla cui pista atterrano piccoli aerei da turismo. Il viale di ingresso viene curato da una squadra di super giardinieri, tra fiori e aiuole, passando sotto i pini, si arriva su un piazzale a mare di grande impatto scenografico: al centro della spiaggia ci sono le due grandi colonne littorie alte dieci metri di cemento e granito, ai lati due lunghe file di eleganti cabine in legno (circa 250 in tutto), dal tetto a pagoda e balconcino, fatte venire appositamente dalla Svezia. Di fronte alle colonne c’è il Ristorante Grande o Thea Room, un lussuoso edificio di due piani in stile pompeiano, con grandi vetrate e terrazza con vista panoramica. Il progetto prevedeva anche campi da golf e da tennis, uno stabilimento termale, ospedale, grand hotel, parchi botanici e persino tre pontili sul mare.

Nel 1928 ci fu l’inaugurazione con ampi resoconti su tutti i giornali e le riviste dell’epoca. Michele Cerato e i suoi soci, Fugagnolo e Delle Notare, vengono ritratti sorridenti proprio sul lungomare mentre, da perfetti padroni di casa, accolgono i notabili del tempo nella “loro” stazione balneare.
Tutto sembra procedere per il meglio, vengono venduti i primi villini, affittate le cabine, il Ristorante Grande riempie le sue magnifiche sale di clienti. Nell’ippodromo, dopo le corse al galoppo, atterrano i primi aerei, ripresi con grande enfasi dai cinegiornali. Ma, dietro i sorrisi di circostanza, il ragioniere Michele Cerato e i suoi soci sono molto preoccupati: i conti non tornano, le entrate (poche) non bastano a coprire i debiti (ingenti). Il salvataggio non avviene, il Regime Fascista non concede l’aiuto sperato. E’ la bancarotta che suscita grande scalpore e che trascina Cerato in carcere. La Banca d’Italia, principale creditore della società, nel 1932 rileva la proprietà ma non continua l’impresa. Il sogno è naufragato ma dal fallimento della “Marina e Pineta” rinasce Fregene.


Il biglietto di ingresso
Se il grande progetto di una stazione balneare internazionale viene accantonato, lo sviluppo non si ferma. Anche se il Regime ufficialmente sponsorizza Ostia, la località piace all’elite romana che comincia ad acquistare terreni per realizzare splendide ville immerse nel verde, invece dei cottages proposti da Cerato. La tranquillità è assicurata, la Banca d’Italia mette una sbarra al “cancello” di ingresso su viale della Pineta, i non residenti per entrare devono pagare un biglietto rilasciato da otto guardiani in divisa. E, a sottolinearne la vocazione elitaria, il pedaggio rimarrà in vigore per più di trent’anni, almeno fino al 1965 quando viene definitivamente accantonato.

La guerra
Durante la guerra alcune delle ville storiche vengono requisite ed occupate dai militari. Nell’estate del 1943 i tedeschi, temendo lo sbarco degli alleati, minano la spiaggia. Per non dare riferimenti ai bombardieri, demoliscono le colonne littorie, le cabine e i principali edifici sul lungomare. Vengono abbattuti anche numerosi pini e realizzati fortini. La popolazione locale lascia le proprie case per rifugiarsi sulle colline retrostanti. Al termine del conflitto i danni sono notevoli ma c’è una grande voglia di ripartire. Nel 1946, autorizzati dalla Banca d’Italia, aprono i primi sei stabilimenti balneari: Sogno del Mare, Toni, San Marco, Lido, Pascali e Oasi. Pian piano la vita riprende il suo corso, si costruiscono nuove ville, nascono nuovi alberghi e i grandi personaggi ritornano tra mare e pineta.

Gli anni d’oro
“Felicemente superato il periodo di abbandono determinato dagli eventi bellici – scrive nel 1950 Pietro Romani, Alto Commissario per il Turismo – perfezionata la sua attrezzatura ricettiva, attuati i collegamenti telefonici e migliorate le condizioni stradali, Fregene è divenuta spiaggia elegante”. Il soggiorno balneare “più signorile del Tirreno”, ospita esponenti politici come De Gasperi, Togliatti, Scelba, Piccioni. Poi divi del calibro di Amedeo Nazzari, Gino Cervi, Wanda Osiris, Josephine Baker, Silvana Mangano, Lucia Bosè, Walter Chiari, Carla del Poggio, Gina Lollobrigida, Ingrid Bergman, Roberto Rossellini, Rossano Brazzi, Carlo Campanili, Bixio, Alida Valli, Amedeo Nazzari, Delia Scala, Rossana Podestà, Antonella Lualdi, Raf Vallone, Orson Welles, Vittorio De Sica, Mario Soldati, Anna Magnani e Totò. Anche i maestri dell’architettura moderna, Annibale Vitellozzi, Costantino Dardi, Giuseppe Perugini, Andrea Busiri Vici, si misurano nella progettazione di ville, il più delle volte di loro proprietà.

La colonia dei cineasti al Villaggio dei Pescatori
Il mondo del cinema ha sempre avuto un debole per Fregene. Antonio Mosco, potentissimo patron della Minerva Film, già prima della guerra si era fatto costruire una villa con un grande parco, imitato dai registi Pietro Germi e Alessandro Blasetti. Federico Fellini con Giulietta Masina vi ha abitato a lungo, dal 1955 fino agli anni ottanta, girando qui molte scene dei suoi celebri film. Ma è al Villaggio dei Pescatori, magnifico luogo dove mare e terra idealmente si abbracciano, che si concentra la succursale estiva di Cinecittà. Ennio Flaiano è uno dei primi a scoprire il borgo, dove si incontrava con Fellini e Mastroianni. Jacques Sernas nel 1948 prese una piccola casa in riva al mare, seguito nel 1955 da Alberto Moravia. Gillo Pontecorvo invitava nella sua casa Marlon Brando e Robert De Niro. Lo sceneggiatore Franco Solinas ospitava carovane di amici e fece conoscere a tutti quella spiaggia, anche a registi come Costa Gravas e Joseph Losey. In tanti hanno avuto una casa al Villaggio: Nanni Loy, Lina Wertmuller, Gian Maria Volontè, Florinda Bolkan, Luchino Visconti, Romolo Valli, Anna Maria Tatò. Qualcuno ce l’ha ancora, è il caso di Francesco Rosi, Felice Laudadio e Anna Fendi.

L’arrivo dei costruttori
Nel 1955 la Banca d’Italia cede Fregene per 500 milioni di lire alla società Financo del cavalier Elia Federici. Cinque anni dopo viene firmata la convenzione tra il gruppo e il Comune di Roma: la Financo ha la facoltà di lottizzare, in cambio deve realizzare le opere di urbanizzazione, strade, rete idrica, fogne, pubblica illuminazione. La cessione non riguarda i terreni di Fregene sud che appartengono alla SAPI (Società Anonima Provinciale Immobiliare), controllata dalla Fondazione Gaslini di Genova. Questi ultimi vengono acquistati nel 1951 da un intraprendente artigiano veneto, Antonio Meneghin che inizia le operazioni di valorizzazione della zona. Con la Financo la lottizzazione procede a ben altri ritmi rispetto a quelli della Banca d’Italia. Negli anni sessanta vengono costruite tante nuove abitazioni, in linea di massima villette costruite da piccoli imprenditori. Nel decennio successivo arrivano le ville a schiera, realizzate da grandi costruttori che acquistano aree sempre più grandi. Un freno alla lottizzazione arriva da una serie di decreti legislativi, tra cui il decreto Galasso. Ma a questo punto si apre più di un contenzioso tra Financo e Comune di Roma che porta ad una paralisi, durata venti anni, delle opere di urbanizzazione e dello sviluppo della località.

Il contenzioso viene ereditato dal neo costituito Comune di Fiumicino (Fiumicino diviene Comune autonomo nel 1992) e sbloccato il 18 novembre 2004 dalla firma di una nuova convenzione tra gli eredi del gruppo Federici e la pubblica amministrazione comunale, guidata dal sindaco Mario Canapini e oggi quella del Sindaco Esterino Montino.

Il Villaggio dei Pescatori
Un luogo magico. Il Villaggio dei Pescatori di Fregene è un sito urbano costituitosi dal 1950 circa, nella zona nord di Fregene. Da quel momento in poi l’agglomerato urbano inizia a svilupparsi in quanto alcuni pescatori costruiscono alloggi di fortuna utili per il ricovero delle attrezzature da pesca. In breve tempo il territorio subisce un’innegabile sviluppo urbanistico con la trasformazione di quei piccoli alloggi in abitazioni utilizzate per la stagione balneare e poi come domicilio. Negli anni successivi, constatata la situazione di fatto, si sono susseguiti alcuni importanti interventi urbanistici tra cui, nel 1986, l’inserimento da parte del Comune di Roma nelle c.d. “Borgate Spontanee” che necessitavano pertanto della richiesta di “condono edilizio”.

Scelto come luogo di ispirazione da intellettuali, giornalisti e grandi del cinema negli anni ’70 oggi il Villaggio dei Pescatori è noto per la sua ampia offerta ricettiva, turistica e commerciale. Ristoranti di ottimo livello e stabilimenti balneari all’avanguardia lo rendono una delle località balneari tra le più apprezzate in Italia.
All’entrata del Villaggio spicca una rotonda con al centro un gozzo, donato dall’Associazione Villaggio dei Pescatori, segno distintivo del luogo. Il fiume Arrone, che nasce dal lago di Bracciano e sfocia a nord del Villaggio dei Pescatori, delimita il confine nord di Fregene, dopo il quale inizia la spiaggia di Maccarese. Proprio nei pressi della foce del fiume Arrone e, verso sud, sino a tutta la lunghezza del Villaggio dei Pescatori, vi è una ampia zona in cui la macchia mediterranea, composta da pini e arbusti, è rigogliosa. L’Associazione Villaggio dei Pescatori ha coinvolto il WWF nella gestione di questa splendida porzione di pineta e, nel 2012, è nata l’Oasi Bosco Foce dell’Arrone, gestita dal WWF e vero valore aggiunto del territorio.
Molti gli sport praticati in questo luogo: surf, kite surf, windsurf, SUP (stand up paddle surfing). Tipicità gastronomica del luogo resta la tellina, mollusco da sempre simbolo del Villaggio dei Pescatori, che tanti palati ha deliziato nel corso degli anni.


Le aspettative di oggi
Sono più di sessant’anni che Fregene attende un lungomare degno di una località marittima che si rispetti,. Sono molti decenni che a Fregene non c’è più stato un progetto di sviluppo di un certo respiro, una visione strategica della località. La lottizzazione è andata avanti in modo disordinato però, al contrario di quanto è accaduto in altri centri balneari, ha avuto almeno il merito di frenare l’abusivismo e di impedire il saccheggio del litorale. In questi ultimi anni si è finalmente iniziato a invertire la rotta, infatti ci sono stati dei miglioramenti grazie alla creazione della pista ciclabile e dell’eliporto. Un problema che in questi ultimi anni è diventato sempre più preoccupante è quello dell’erosione costiera: dagli originali sessanta metri previsti in alcuni punti il lungomare si è ridotto di molto, ma sembra rimanere spazio sufficiente per poter avviare una riqualificazione significativa.

Il nucleo residenziale è cresciuto, a Fregene vivono stabilmente (estate e inverno) più di cinquemila persone.
D’estate la popolazione aumenta di cinque volte e le seconde case sono la stragrande maggioranza. Tra queste ci sono ancora ville splendide, con piscina e grandi giardini ma anche tante villette a schiera. E’ aumentato, enormemente, il movimento dei pendolari che dalla capitale arrivano al mare, soprattutto nel fine settimana quando si registrano presenze giornaliere che sfiorano le 80-90 mila unità. Un flusso di auto imponente che mette a dura prova il sistema dei parcheggi e della viabilità locale.
Il paese è cresciuto ma le anime di questa località, in fondo, sono sempre quelle di un tempo. Ci sono i residenti che magari lavorano a Roma o all’aeroporto di Fiumicino. I gestori degli stabilimenti, i commercianti, gli imprenditori, che vivono di turismo. I romani che hanno la seconda casa e la “aprono” solo d’estate. I turisti che la prendono in affitto, i pendolari che raggiungono la spiaggia alla ricerca di qualche ora di relax. Non mancano i personaggi, i vip, gli attori, i registi, che hanno una villa tra il mare e la pineta, esattamente come tanti anni fa. E la bicicletta resta il mezzo di trasporto più diffuso, nei parcheggi degli stabilimenti se ne contano a migliaia.

Si può dire che in qualche modo Fregene ha mantenuto negli anni, nonostante la lunga paralisi del suo sviluppo, uno status privilegiato che le deriva dalla vicinanza con Roma, dall’avere una spiaggia profondissima, e dall’essere immersa in una pineta secolare ancora bellissima.. Non esistono palazzi, ci sono solo ville con giardino e per le strade c’è tanta vegetazione, soprattutto pini e lecci. Fregene è idealmente abbracciata da due oasi del WWF, quella al confine nord, la già citata l’Oasi Bosco Foce dell’Arrone posta dietro al Villaggio dei Pescatori, e quella al confine sud, l’Oasi WWF di Macchiagrande con alle spalle la campagna di Maccarese, la più grande azienda agricola d’Italia.
Uno status privilegiato dunque ma anche offuscato dagli eventi, dalla casualità del suo sviluppo, privo, dopo il fallimento della “Marina e Pineta di Fregene”, di una guida sicura. Ora proprio il lungomare potrebbe diventare il nuovo riferimento, l’opera del rilancio dell’immagine, una vetrina oltre che uno spazio funzionale. Una buona occasione per ricollegare Fregene al suo passato, al sogno smarrito dei fondatori e allo stesso tempo di proiettarla definitivamente verso il futuro.

Fonte articolo: Villaggio dei pescatori

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