Civita di Bagnoregio, il “paese che muore”

aprile 10, 2019 Alessandra Stabili 0 Comments


Il paese che muore è uno dei nomi con cui è conosciuta Civita di Bagnoregio, un meraviglioso borgo del Lazio dove il tempo sembra essersi fermato secoli fa.
Fonte Foto: Promotuscia

Il “paese che muore”, “la città che muore”: sono questi i tetri soprannomi che sono stati dati a Civita, una piccola frazione del Comune di Bagnoregio, nell’alto Lazio, al confine con l’Umbria, all’interno della meravigliosa Valle dei Calanchi, in provincia di Viterbo.

Nonostante questi nomi poco invitanti, Civita di Bagnoregio è considerato uno dei Borghi più belli d’Italia e ogni anno viene visitato da centinaia di migliaia di persone che arrivano da tutto il mondo per ammirare il suo aspetto fuori dal tempo e l’atmosfera magica che si può percepire passeggiando tra i suoi stretti vicoli.

Il paese che muore si trova al centro della Valle dei Calanchi, tra le due valli chiamate Fossato del Rio Torbido e Fossato del Rio Chiaro, che un tempo erano la via d’accesso che, dalla valle del Tevere, portavano fino al Lago di Bolsena. Oggi questa piccola frazione conta ufficialmente solo 16 abitanti e per raggiungerla bisogna attraversare un lungo viadotto di cemento armato che dalla collina più vicina porta fino alla porta d’accesso al centro storico.

La storia di questa piccola realtà affonda le sue radici in epoca etrusca, quando un popolo misterioso aveva colonizzato molte aree del Centro Italia, per poi diventare una vivace civitas in età romana. Per secoli gli abitanti di Civita hanno dovuto lottare contro l’erosione e le frane che progressivamente limitavano l’area del centro storico e realizzare sempre nuove vie d’accesso alla cittadina, come il Bucaione, il tunnel d’accesso scavato direttamente nella roccia sedimentaria del monte.
Fonte Foto: Promotuscia

L’aspetto attuale del borgo risale alla fine del Medioevo e da allora è rimasto quasi intatto, donando a questo luogo l’aura affascinante di un luogo dove il tempo si è fermato.

La condizione di precarietà strutturale ha, però, portato un progressivo svuotamento del paese. Già a metà Ottocento non vi abitava che un pugno di persone, mentre la maggior parte degli abitanti si era trasferito nel Comune di Bagnoregio.

Oggi Civita sta vivendo una nuova fase di sviluppo, grazie al massiccio flusso di turisti che arriva ogni anno per ammirarla e che ha reso necessario forme di accesso controllato per non danneggiare il fragile equilibrio delle antiche strutture.

Ecco alcuni segreti e le mete da non perdere in un viaggio a Civita di Bagnoregio, il paese che muore.

Per arrivare a Civita è necessario prima passare dal Comune di Bagnoregio per poi arrivare in via Bonaventura Tecchi dove si può lasciare l’auto e proseguire per il lungo ponte che conduce fino al centro del “Paese che Muore”. Appena prima del percorso si può ammirare la suggestiva statua posta dall’amministrazione di Bagnoregio che ogni giorno saluta Civita dall’altro lato della profonda valle.

Mentre si attraversa il ponte si può ammirare lo spettacolare paesaggio di questa zona dell’alto Lazio, un panorama fatto di valli e calanchi scavati da millenni di erosione dell’acqua, per poi arrivare fino alla Porta Santa Maria. In passato Civita aveva ben cinque porte di accesso che, nel corso dei secoli, sono state resi inutilizzabili dal progressivo smottamento e dall’erosione che ha colpito questo luogo.

Porta Santa Maria è a oggi l’unico accesso al borgo e, passando sotto di essa, si possono ammirare le splendide decorazioni di leoni che schiacciano alcune figure umane: sono il simbolo degli abitanti di Bagnoregio che schiacciano i tiranni. Per accedere al centro di Civita i visitatori devono pagare una piccola tassa di entrata (5 euro) che permette all’amministrazione comunale di compiere i lavori di restauro e stabilizzazione e mantenere visitabile il borgo.
Fonte Foto: Promotuscia

Appena entrati nel paese si rimane incantati dal suo aspetto senza tempo, con le strutture medievali abbracciate agli stretti vicoli che si inerpicano sul colle come un labirinto. Il centro storico è di per sé un’attrazione, ma per vedere il meglio di questa località si possono visitare i palazzi nobiliari dei Colesanti, dei Bocca e degli Alemanni costruiti dalle importanti famiglie del viterbese nel corso del Rinascimento.

In particolare, all’interno di Palazzo degli Alemanni si può visitare il Museo geologico e delle frane, una interessante istituzione museale che, riunendo una vasta gamma di discipline, dalla geologia alla sismologia fino all’archeologia, illustra il particolare rapporto tra Civita e il suo territorio, con una grande attenzione al tema del dissesto idrogeologico.

L’intero centro urbano è orientato in funzione della piazza principale di Civita, la piazza San Donato, dove si trova la chiesa principale del centro abitato, costruita sul sito di un antichissimo tempio etrusco. La chiesa è un magnifico esempio di architettura cinquecentesca viterbese e al suo interno si può ammirare uno splendido crocifisso in legno realizzato in area fiamminga alla fine del XVI secolo.
Fonte Foto: Promotuscia

Vale la pena “perdersi” tra le viuzze ed esplorare gli anfratti più segreti per ammirare gli scorci più suggestivi senza seguire un itinerario preciso, lasciando che la bellezza stessa di questo luogo vi guidi alla scoperta. Uno dei punti più spettacolari del centro di Civita è il Belvedere, una piazzetta affacciata direttamente sullo strapiombo dei calanchi a Nord del paese, da dove si può ammirare una meravigliosa vista su tutta la Valle dei Calanchi.

Sebbene oggi risiedano a Civita solo pochi abitanti, nel centro si possono trovare alcune ottime trattorie e osterie dove poter assaggiare i prodotti tipici umbro-laziali e lasciarsi ammaliare da questo incredibile borgo. Gli amanti dei gatti scopriranno con piacere che in questo splendido luogo vive una vivace colonia felina, molto probabilmente più numerosa degli abitanti stessi.

Fonte Foto: Promotuscia
Fonte Articolo: Si Viaggia

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